Il DNA del Groppello è una tematica sicuramente affascinante che ha alimentato la mia curiosità e che mi ha portato nuovamente a capire qualcosa di più del mio amato vitigno. Si parla di vitigno e di genetica molecolare in riferimento a una ricerca coordinata da Maria Stella Grando della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
La genetica molecolare è un campo della genetica che studia la struttura e la funzione dei geni a livello molecolare. L’informazione genetica risiede in maniera essenziale nel DNA e per questo la sua analisi può completare la conoscenza di un vitigno.
Impegnati nella ricerca della genetica molecolare per ricostruire la storia dei vitigni, un gruppo di esperti, ha prelevato e analizzato campioni di materiale vegetativo e tra i campioni c’erano anche foglie di Groppello della Val di Non.
Queste foglie sono state analizzate attraverso dei marcatori molecolari del DNA i quali indagano il genoma, ovvero il codice genetico della vite. Il primo risultato è una conferma, il Groppello della Val di Non ha un profilo genetico diverso dalle altre varietà di Groppello della Valtenesi, coltivate sulla sponda bresciana del Lago di Garda.
L’analisi del DNA non solo permette di scoprire o confermare l’identità di un vitigno ma anche di svelare molti casi di parentala importanti. Per quel che ci riguarda, risulta una relazione genetica tra il Groppello della Val di Non e la vite retica, nominata Raetica.
Il nome Raetica si riferisce al fatto che questa vite veniva coltivata nella Raetia, il territorio alpino dell’impero romano che spaziava dalla Svizzera all’Austria e all’Italia del Nord, compresa la Val di Non. La Raetica era un’uva bianca, scomparsa nel corso degli anni e che oggi trova la sua discendenza in un vitigno chiamato Rèze.
Rèze, vitigno retico nel DNA del Groppello
Rèze è uno dei vitigni più antichi delle Alpi. È originario della zona del Canton Vallese in Svizzera e il suo vino è conosciuto come il Vino dei Ghiacciai.
Vi spiego il motivo. Essendo Rèze un vino bianco dalla caratteristica acidità, si racconta che, un tempo gli abitanti del Vallese, coltivavano e vinificavano questo vino nel fondovalle per poi portarlo in alta quota, in montagna, vicino al ghiacciaio per un lungo periodo. Lo facevano invecchiare in maniera naturale anche fino a 20 anni in modo da ridurre la sua acidità.
La scoperta che il Rèze è presente nel DNA del Groppello della Val di Non ci conferma che esiste un interessante legame di parentela, vediamo nell’immagine sotto riportata che si tratta di una relazione diretta. Sempre da questa ricerca e valutate le diverse ipotesi risulta con molta probabilità che Rèze sia uno dei “genitori” del nostro Groppello, come anche del vitigno Nosiola.
Nosiola è l’unico vitigno bianco autoctono trentino.
Sorprende che abbia un genitore in comune con il rosso Groppello della Val di Non.
Sorprende ancora di più, ma probabilmente ci dà una conferma, che la varietà Nosiola sia anche nota con il nome di Groppello bianco (A.SCIENZA, AND FAILLA, 1996).
A tutti voi interessati, il mio invito a leggere in proposito (in calce a questo post ho aggiunto alcuni riferimenti bibliografici) ma anche a tenere in considerazione che, se non ci sono ancora certezze assolute rispetto sulla tipologia di vite coltivata nel territorio Raetia, grazie all’analisi del DNA, ora sappiamo che Nosiola e Groppello hanno un genitore in comune, sono fratellastri!
Bibliografia:
LAURA COSTANTINI, ITALO RONCADOR, M.STELLA GRANDO: Il caso Groppello della Val di Non chiarito con le analisi del DNA. L’Informatore Agrario 45/2001.
STELLA GRANDO, MARCO STEFANINI, JESSICA ZAMBANINI, JOSE’ VOUILLAMOZ: IDENTITA’ E RELAZIONI GENETICHE DEI VIGNETI AUTOCTONI TRENTINI. Terra Trentina.
M.STELLA GRANDO – LA GENETICA MOLECOLARE PER RICOSTRUIRE LA STORIA DEI VITIGNI Estratto da SM Annali di San Michele – n.25/2014 presentato al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina.
G.CIURLETTI : La viticoltura nel Trentino-Alto Adige fra preistoria ed età romana.In G.FORNI, A.SCIENZA,2500 anni di cultura della vite nell’ambito alpino e cisalpino. Trento. Istituto trentino del vino, 1996.